Chiunque abbia trascorso una vacanza a Capri desidera stabilirci la propria residenza. Il barone Jacques d’Adelsward-Fersen, scrittore e poeta francese, tra i più eccentrici frequentatori dell’isola, ci è riuscito. Nel 1905 acquista al prezzo di 15.000 lire un terreno a picco sul mare, sulla collina di Tiberio, a pochi passi da Villa Jovis, una delle dodici ville dell’imperatore Tiberio. Affida all’architetto Edouard Chimotf il progetto della costruzione di una villa in stile liberty, con influenze neoclassiche, che sarà arredata con oggetti provenienti dai suoi viaggi in Oriente.
Nota anche come Villa Fersen, in un primo momento fu chiamata “La Gloriette”, nome che presto fu cambiato in “Lysis” in omaggio a Liside, uno dei dialoghi di Platone sul tema dell’amicizia, o, secondo i critici moderni, dell’amore omosessuale.
Fersen fece di questa dimora a Capri il suo rifugio, lontano dagli scandali parigini, e vi rimase fino al suo ultimo giorno di vita in compagnia del suo giovane amore romano, Nino Cesarini.
La Casa
Varcato il cancello, che portava una targa in ottone con il nome de Fersen, e dopo aver percorso un breve viale, dove una sacerdotessa di Ercolano salutava i visitatori, si giunge al cospetto della facciata della casa che ricorda un tempio greco. Un’ampia scalinata conduce al porticato sorretto da quattro colonne ioniche con tessere musive dorate. Sull’architrave l’incisione a grandi lettere nere del titolo di un’opera di Maurice Barrès “Amori et dolori sacrum”, luogo sacro all’amore ed al dolore, voleva riassumere l’essenza dell’esistenza di Fersen.
La dimora è circondata da un meraviglioso giardino dove si trova un tempietto neoclassico. Il panorama da qui è superbo: in basso la baia di Marina Grande e di fronte l’intero Golfo di Napoli.
Un piccolo ponte a balaustre passa sopra un sentiero che conduce al mare.
Roger Peyrefitte nel suo libro “L’esule di Capri” descrive in modo accurato il suo interno.
“Nell’atrio una scalinata di marmo con balaustra in ferro battuto adorna di pampini, portava al piano superiore; gli ingressi della veranda e del salone erano a sinistra; una biblioteca copriva le pareti di fronte. Nel centro sorrideva una copia del Davide del Verrocchio; la testa di Golia, ai piedi del giovane, era, per Jacques, quella della “giustizia dei tempi”. La veranda, lastricata di piastrelle azzurre con greche bianche, si stendeva davanti al salone che, con tre larghe finestre, si apriva su di una terrazza a balaustre verso il Golfo di Napoli ed il Vesuvio. Quattro colonne corinzie scannellate d’oro come quelle del peristilio, sostenevano un soffitto a cupola. In un angolo c’era una stufa.
Al piano di sopra, uno solo, c’era prima di tutto la camera di Nino, con una terrazza, poi la vasta camera di Jacques che terminava ad esedra, con tre finestre verso il golfo e tre verso il Monte Tiberio. Dall’altra parte del corridoio, una camera per gli ospiti, chiamata la camera rosa, e la sala da pranzo, servita da un montacarichi.
Al seminterrato, le camere del personale, una seconda camera per gli ospiti e la camera più cara al cuore di Jacques: la fumeria d’oppio chiamata camera cinese. Si trovava all’estremità degli archi che, a sinistra del peristilio, sostenevano la veranda e la terrazza della grande sala. Le vaste dimensioni, il soffitto basso, le rocce che affioravano in un angolo, creavano una strana impressione. Due colonne con motivi di liane, sormontate da un enorme architrave con figure simboliche, isolavano una specie di patio illuminato da finestrelle rotonde con vetri gialli. Sulle pareti scintillavano iscrizioni cinesi a lettere d’oro, incorniciate da mosaici”
La vita di Fersen
Jacques d’Adelsward Fersen nasce a Parigi il 20 febbraio 1880. Discendente dal nobile casato dei Fersen, alla morte del nonno, fondatore di importanti acciaierie a Longwy, in Loren, alla giovane età di 22 anni, diventa estremamente ricco.
Il suo primo approccio con Capri avviene nel 1897, dove ritorna dopo 4 anni. Nel luglio del 1903 è arrestato a Parigi con l’accusa di oltraggio alla morale e corruzione di minorenni. Dopo aver scontato la pena, l’anno successivo, in preda al forte sconforto, si rifugia a Capri. Ben presto inizia a frequentare i più stravaganti residenti stranieri. Qui decide di costruire il suo eremo incantato, il posto ideale dove poter dedicarsi alla scrittura di poesie.
A Villa Lysis vive con il suo compagno di vita, il giovane modello Nino Cesarini. Molti quadri e sculture in bronzo nel giardino, lo ritraevano in diverse pose.
Tutti i personaggi che trascorrevano lunghi periodi a Capri, tra i quali l’eccentrica marchesa Luisa Casati Stampa, Hans Paule, Gilbert Clavel, Otto Sohon-Rethel, Norman Douglas e Ada Negri, sono stati frequentatori della Villa.
Fersen decide di terminare la sua vita terrena nella notte del 5 novembre 1923. Dopo cena, sceso nella sala cinese, in una coppa d’argento versa champagne e cinque grammi di cocaina, una dose letale.
E’ sepolto nel cimitero acattolico di Capri.
Villa Lysis oggi
Dal 2001 Villa Lysis è di proprietà del Comune di Capri, che, dopo un lungo lavoro di ripristino, l’ha riportata al suo splendore. Ha riaperto le sue porte al pubblico come casa museo, dove vengono ospitati eventi culturali, artistici e musicali. E’ stata anche affittata per cerimonie nuziali e feste di rilievo internazionale.